Storie da abitare

Casa Rino

Prologo

Nella mia vita ho sempre visto lo stesso panorama, e non posso certamente lamentarmi. Il mio sguardo spazia dal Lago Maggiore, da Locarno alla foce del Ticino, per poi risalire lungo il Piano di Magadino, sino ai castelli di Bellinzona, per poi perdersi verso le Alpi e le valli che portano al di là del San Gottardo e del San Bernardino. Da oltre mezzo secolo domino il Sopraceneri. Mi chiamo Casa Rino e questa è la mia storia.

CAPITOLO I

La mamma di San Gallo

La mia edificazione iniziò nel 1966. Fu una società di San Gallo a volere la mia costruzione. Un progetto affascinante: un’ampia casa con un piano seminterrato e uno superiore, lo spazio per una piscina, tutt’attorno un grande parco. Una posizione sublime per chi ama i panorami del Ticino, un affascinante balcone naturale affacciato sul Piano di Magadino. Un facile accesso, dalla cantonale del Ceneri, posto tra Cadenazzo e Robasacco, in quei terreni che un tempo erano campi ideali per coltivare generosi frutteti, in grado di riempire i sacchi dei contadini dei vicini villaggi.

CAPITOLO II

A cavallo tra i secoli

Negli anni Settanta e Ottanta passai di proprietà. Fui acquistata prima da Gianni e poi nel 1986 da Ida e Remo. Il padrone di casa cambiò poi nuovamente nel 2012. Ricordo con piacere quegli anni, la zona di Robasacco vide costruire molte mie sorelline. Case ideali per i confederati che cercavano in terra ticinese un po’ di calore del Sud, per la villeggiatura o per trasferirsi una volta raggiunta la pensione.

Furono anni divertenti, con tanta voglia di festeggiare, e io ero una bella casa in un posto magnifico. Amavo sentire gli ospiti farmi i complimenti.

Inoltre, l’apertura dell’autostrada A2, aveva portato via buona parte del traffico pesante dalla cantonale: la zona era diventata ancora più amena.

CAPITOLO III

Gli anni dell’oblio

Una casa come me ha bisogno di ospiti, di residenti, per sentirsi viva. Negli ultimi anni la piscina fu svuotata, le porte rimasero chiuse, gli arredi lasciati al proprio destino. Ero disabitata. Nessuna voce festosa nelle mie sale, nel soggiorno. Nessun segreto racconto di vita bisbigliato in cucina o in camera da letto. Pensavo di essere destinata a diventare come quei manieri splendidamente isolati dei film, belli ma malinconici. Invece…

CAPITOLO IV

Mi faccio in tre

Invece, nel 2022, sono stata acquistata da mcr Family Real Estate. Christian e Marta, i nuovi proprietari, hanno un’idea innovativa per me: farmi in tre. Il progetto di atelier ribo+, lo studio di architettura diretto dallo stesso Christian Rivola, prevede una ristrutturazione per trasformarmi in tre unità immobiliari adatte a diverse esigenze: dal single alla famiglia, oppure per una famiglia che vuole riunire più generazioni sotto lo stesso tetto dando a ognuna i propri spazi vitali. La ristrutturazione vedrà creare un appartamento da 4.5 locali di 135 metri quadrati con terrazza da 55 metri quadrati e piscina della stessa dimensione. Nella parte inferiore troveranno invece spazio un appartamento da 1.5 locali e uno da 2.5 locali, entrambi con un piccolo terrazzo tutto per sé. Attorno al mio edificio, l’ampio parco comune verrà trasformato in frutteto e vigneto. E chi verrà ad abitare fra le mie mura avrà la comodità di essere a cinque minuti d’auto dai principali servizi.

EPILOGO

In ricordo di Rino

Ora che ho visto il progetto, le planimetrie e le simulazioni di come mi trasformerò, non vedo l’ora di sentire dentro di me le voci degli operai, di vederli impegnati a darmi una nuova struttura, ma soprattutto a farmi ancora bella, più bella di come ero. Ed ero già una bellissima casa.

Dimenticavo! È grazie a mcr se ora ho anche un nome. Sono stati loro a battezzarmi Casa Rino, lo stesso nome del papà di Christian. Anzi il suono nome completo era Guerino Vittorio Rivola. I Rivola erano una famiglia giunta in Ticino nell’Ottocento dalle valli lombarde, i primi a essere naturalizzati cittadini svizzeri furono, nel 1897, Samuele Rivola e sua moglie Maria Cristina Richina e il destino della loro famiglia si legò a Robasacco. Il loro figlio Pietro Giuseppe nei primi anni del Novecento divenne il casellante del passaggio a livello di Robasacco, che si trovava nel territorio di Contone. Nella casa cantonale alle Casermette, a non molta distanza da dove sorgo, crebbero Vittorio Guerino con i suoi fratelli e sorelle, i figli di Pietro Giuseppe e Rosa Borsatti. Il destino prese però una piega tragica: un incidente ferroviario strappò il buon Pietro Giuseppe all’affetto dei suoi cari il 7 luglio del 1925, aveva solo 39 anni. Rino che aveva 10 anni rimase orfano del padre assieme ai suoi fratelli Ettore e Dante e alle sorelle Vera, Erminia e Pierina, nata da meno di un mese. La vita di Rino fu poi intensa, coltivò la passione per i cavalli e lasciò i suoi cari nel 1991. Christian oggi lo vuole ricordare, con i suoi avi, nel segno di un legame fatto d’intrecci di destini e di luoghi, lungo la strada del Ceneri.