Storie da abitare

Casa Ribeiro

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Prologo

Vi siete mai fermati a osservare una lucertola che sfida la forza di gravità, immobile, fissata al muro come fosse un dipinto, mentre si gode il calore del sole? Io sì, ne ho viste centinaia, forse migliaia, muoversi rapide su di me, per poi bloccarsi, farsi di pietra, in attesa di chissà quale impercettibile movimento nell’aria che le facesse scattare nuovamente. Per questo un tempo mi chiamavano Casa Lucertola, mentre oggi sono Casa Ribeiro. Volete sapere come e quando ho cambiato nome? E soprattutto dove potete trovarmi?

Capitolo I

Quando le cantine erano aperte

Sono stata costruita alcuni decenni fa, ai limiti del nucleo storico di Robasacco, sulle pendici del Monte Ceneri, nel cuore del Canton Ticino.

Ero l’edificio di “testa” della piazzetta, il fondale dei mercatini, delle feste che segnavano il ritmo delle stagione, di quelle settembrine della vendemmia, e poi di quando si aprivano le cantine per assaggiare il vino nuovo. Feste che vivono ancora nei ricordi degli abitanti più anziani della frazione. Sono finita anche in un quadro del pittore Hans Bins, mi ritrasse nel 1975, fui la quinta di un suo dipinto che rappresentava il mercatino di Robasacco.

Capitolo II

Storie d’acqua

Vi ho detto che mi chiamavano Casa Lucertola, il nome era nato perché da sempre, per la mia esposizione solare e il mio essere al limitare del borgo, l’ultimo edificio prima dei campi, sono stata prediletta da questi piccoli rettili. I miei antichi proprietari ne erano felici, tanto da mettere in giardino una scultura di pietra a forma di lucertola.

Oltre al sole, l’altro elemento che attira le bestiole è l’acqua. E attorno a me non manca. C’è un riale minore, che non ha nome né traccia nella cartina ufficiale e che penetra all’interno del mio terreno. Quando vi sono giornate di forti piogge si gonfia e perciò ha visto interventi per modificarne la portata e metterlo in sicurezza. Avvenne quando su costruita la strada che porta ai monti di Megiagra, negli anni in cui a valle si costruiva l’autostrada A2 che collega l’Italia a Lugano, Bellinzona e si spinge sin oltre il Gottardo.  

Mi ha sempre tenuto compagnia con il suono delle sue cascatelle, ma poco prima delle mie mura penetra nel terreno e sparisce, per emergere qualche chilometro a valle e portare le sue acque attraverso altri riali al Ticino e al Lago Maggiore.

Il suo inabissarsi è frutto dei terrazzamenti che nei secoli gli abitanti di Robasacco hanno compiuto per coltivare la vite e i frutteti, seminare gli orti. Anche l’acqua ha lavorato da par suo, ha levigato lastre di pietra, le ha trasportate a valle, facendole diventare materiale per costruire, delimitare, abbellire.

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Capitolo III

Il flusso del destino

Verso Bellinzona, ai confini dei miei terreni, scorre invece un riale più grande, che ha scavato e inciso profondamente il pendio, formando un ostacolo tra una sponda e l’altra attraversabile solo a monte di Robasacco, salendo verso le frazioni superiori. 

Tra le mie proprietà vi è anche un terreno a valle della piazza di giro che ha un accesso diretto al riale, attraverso un sentiero che porta alla cascata sottostante. Un luogo impervio, utilizzato in passato solo dai pompieri per raccogliere l’acqua in caso di incendio, ma che può offrire un contatto diretto con una natura aspra e impervia, carica di energia, testimone del flusso delle cose. E poi ci sono particolarmente affezionata, perché ora mi chiamo Casa Ribeiro, che in portoghese significa “flusso”, “torrente”. Per conoscere il perché di questo nome dobbiamo però fare un passo indietro.

Capitolo IV

Le tre Marte

Come avrete capito mi trovo in uno splendido contesto. Il piccolo borgo antico su un fianco, campi e boschi sull’altro, corsi d’acqua che mi intonano melodie e vista che spazia su Bellinzona e il Piano di Magadino. Non mi ricordo bene chi mi costruì, ma senz’altro i motivi per farlo non mancavano. Ricordo che Johann e Martha, che venivano da Baar, nel canton Zugo, mi scelsero come casa vacanza. Non furono soli: molti altri confederati li precedettero e li seguirono acquistando alcune mie “sorelle” di Robasacco. Negli anni Sessanta e Settanta, infatti, i ticinesi vendevano in molti casi le proprietà in paese a chi arrivava da oltre Gottardo. Questi ultimi trovavano qui un luogo tranquillo, dalla vista incomparabile e a prezzi ben inferiori rispetto a più blasonate località lacuali.

Finite le vacanze estive, Johann e Martha tornavano però oltralpe e lasciavano a custodirmi Marta e Francesco.

Finché arrivò una terza Marta, con suo marito Christian. E iniziò la mia seconda vita, trovai un nuovo nome.

Capitolo V

Tra Contone e Douro

Marta e Christian Rivola agli inizi degli anni Duemila hanno dato vita a MCR, una società immobiliare per i beni di famiglia. Le prime case a entrare a far parte di MCR sono state a Cadenazzo, poi è arrivata Casa Lucas (dall’altra parte di Robasacco, verso San Leonardo), e dopo è toccato a me. La famiglia di Christian Rivola ha origini che si intrecciano con la storia di Contone, Cadenazzo e Robasacco: profuma di Sopraceneri. Quella di Marta affonda invece le radici nel Douro portoghese. Adesso capite da dove arriva Ribeiro? È il cognome da nubile di Marta. E io l’ho orgogliosamente ereditato, io che sono l’ultima casa prima del ribeiro, del riale.

Capitolo VI

Divento grande

Christian è architetto e subito in me ha visto un potenziale, quello di un ampliamento e di una trasformazione. L’occasione per un nuovo inserimento, in grado di dare maggiore armonia al comparto. Capace di far dialogare edifici, campi, boschi e antico nucleo. Come dice lui, con il suo lessico tecnico, “l’affaccio sulla piazzetta è stato consolidato grazie alla realizzazione di un fronte urbano meglio proporzionato”. In sostanza sono cresciuta di un piano e mi sono allungata verso oriente, verso Bellinzona. Il nuovo volume si è armonizzato con quello precendente, Casa Lucertola ha lasciato il bozzolo ed è diventata Casa Ribeiro. Ora sono una casa formata da più appartamenti, vissuta da persone che hanno trovato in me un luogo ideale per vivere in uno spazio aperto, a contatto con la natura, ma in un borgo che ha molte storie da raccontare.

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Epilogo

Un antico cammino

Qui a Robasacco le storie si narrano camminando, si raccontano un passo dopo l’altro, percorrendo gli antichi sentieri, leggendo gli aneddoti e le vicissitudini scritte sui pannelli della Via del Ceneri. È un itinerario riscoperto oggi, da Cadenazzo a Robasacco e da qui al passo del Monte Ceneri, dando valore a guadi antichi e selve castanili. Perché da qui passava chi voleva attraversare le Alpi o chi ne discendeva, era questa la strada Francesca che poi divenne la via delle carovane, della diligenza, prima di lasciare il posto alla cantonale, alla ferrovia, all’autostrada. Qui s’intrecciano storie di gente venuta da lontano a scavare la roccia e di robasacchesi partiti per attraversare l’oceano. Basta aprire il mio portone e incamminarsi per respirare un tempo antico guardando lontano.