Storie da abitare

Casa Rivola

Prologo

Sin dalla mia nascita ricordo un suono, un suono che non mi ha mai abbandonato in tutti i decenni seguenti, che accompagna la mia esistenza ad ogni alba e ad ogni tramonto. Nelle ore del meriggio e in quelle della civetta. A volte è quasi impercettibile, altre volte sembra un richiamo.

È il rumore dell’acqua del riale Pianturina. Il suo corso, dalle alture delle Terre del Ceneri, scende sino a Cadenazzo, l’attraversa e, arrivato al piano, si unisce a quello del fiume Ticino. Per poi proseguire il suo viaggio verso il Lago Maggiore e la Pianura Padana.

Capitolo I

I favolosi Ottanta

C’è chi li chiama favolosi, chi li definisce fantastici. A molti, oggi, gli anni Ottanta ricordano il periodo della gioventù, estati spensierate, voglia di scoperta, di abbattere i muri, il tutto unito a giacche con le spalline e capelli cotonati. Io in quegli anni ci sono nata. 

Una residenza senza particolari pretese, espressione di quella voglia di crescere, di ampliarsi, di investire, di preferire il nuovo all’antico che caratterizzò quel periodo. Fu così che un imprenditore di Sant’Antonino, Aurelio Rossi, detto il Rossi elettricista, decise di investire nell’immobiliare e ottenne l’autorizzazione a costruirmi nel maggio 1988.

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Capitolo II

Il riale domato

La mia costruzione avvenne su fondi liberati dalle scorribande dell’acqua del riale. Il Pianturina nei secoli aveva contribuito a creare quello che i geologi chiamano cono di deiezione, e che io definirei un motto, che ha visto sorgere il centro storico di Cadenazzo. Un luogo lontano da quelle che un tempo erano le periodiche inondazioni del Piano di Magadino da parte del Ticino.

Nel corso del Novecento, il riale fu incanalato dalla confluenza con il Ticino sino a dove sorgo io. Le sponde furono innalzate grazie ai muri di pietra, fu creata una briglia di contenimento imponente, con tanto di chiusa a valle e cascate a monte. Queste opere di ingegneria idraulica hanno consentito di allargare i fondi confinanti con il corso d’acqua, rendendoli edificabili. E in uno di questi ho visto la luce. 

Capitolo III

In cerca di riequilibrio

Insomma, come vi avevo detto non sono una di quelle case con il frontespizio nobile, non mi affaccio sulla Cantonale, eppure c’è chi ha visto in me un angolo del cuore, un buen retiro nel quale ritrovare l’equilibrio tra corpo e mente, bilanciare gli elementi: l’acqua, la pietra, il legno. 

Creare un rapporto intimo con la natura, pur rimanendo nella cerchia del paese. Il loro nome è Marta e Christian. E da vent’anni sono i miei proprietari.

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Capitolo IV

Numeri primi

Era il 3 ottobre 2001, quando fu battuta l’asta che decretò il mio passaggio di proprietà. Ero diventata la numero uno di MCR Family Real Estate. Allora non lo sapevo, e non lo sapevano nemmeno Marta e Christian. All’epoca ero solo la loro nuova casa, la loro unica proprietà, acquistata con tanta fiducia nel domani e la voglia di aver un posto speciale per crescere i propri figli. 

Mi ricordo che Marta aveva uno splendido “pancione” dal quale un paio di mesi dopo uscì Tima, il primogenito. E mi sentii anch’io davvero speciale, perché una piccola e giovane vita stava crescendo dentro di me, in me avrebbe mosso i primi passi, detto le prime parole, fatto dire a mamma e papà i primi “Oh!” e i primi “Ah!”

Capitolo V

Ricordi da cowboy

Avete presente quelle volte che vi sembra che un cerchio si chiuda, di aver percorso una strada che rimette tutto in una prospettiva che era sempre stata sotto i vostri occhi ma che non avevate mai messo a fuoco fino a quel momento?

Quando Christian venne con Marta e Tima ad abitarmi, penso abbia provato quella sensazione. Perché? Prima torniamo indietro di qualche anno. 

I primi passi nella vita, Christian li aveva mossi a Contone, nella scuderia la Monda che era gestita dal padre. Era una scuderia molto nota negli anni Settanta. Non era solo un luogo di promozione dell’equitazione, ma un punto di riferimento per la comunità. C’era il ristorante, il cow boy club dedicato ai ragazzi, si restauravano le carrozze.

Capitolo VI

Cadenazzo andata e ritorno

La relazione tra i suoi genitori finì presto, perciò si trasferì nella casa materna con la madre e la nonna, andando ad abitare in via Carà a Cadenazzo. Poi trascorse l’adolescenza in via Sottomontagna, sempre a Cadenazzo, con la madre e il nuovo compagno di lei.

Negli anni Novanta dopo l’ottenimento del titolo di architetto alla Supsi, si era recato a Los Angeles per il conseguimento del master in architettura. A ritorno, nel 1998, aveva iniziato a convivere con Marta. Erano stati a Locarno e a Gordola. Perciò quando venne a sapere della possibilità di acquistarmi, quando si concretizzò l’idea di tornare a vivere a Cadenazzo per lui fu un ritorno a casa.

Capitolo VII

Cresce la famiglia

Due anni dopo la nascita di Tima, una nuova vita venne ad abitarmi. Nell’agosto del 2003 vide la luce Eary, il secondogenito di Marta e Christian. Nei mesi precedenti, quando avevo scoperto di essere in attesa di un nuovo figlio, li sentivo parlare dei loro sogni, di come poter ampliare i miei locali, di come sviluppare a pieno le mie potenzialità, di offrire una casa ancora più accogliente ai propri figli. 

C’era però un problema. Al momento dell’asta, per un errore formale, fu dimenticato di inserire nell’acquisto la parcella di terreno tra la casa e il riale. Era un elemento fondamentale per proseguire con il loro progetto. Fu così che con grande determinazione, riuscirono ad acquisirla, nell’aprile 2003 dai precedenti proprietari Annelise e Hans Juergen, due svizzeri di oltre Gottardo, che nel frattempo si erano trasferiti a Tenerife. 

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Capitolo VIII

E cresco anch’io

Fu così che Christian con il suo studio d’architettura, atelier ribo+, ospitato a Casa Irma, il cui profilo ogni giorno vedo stagliarsi a fianco a me, mentre guardo verso il Monte Ceneri, decise di progettare il mio ampliamento. 

Ricordo che disse confrontandosi con i suoi colleghi: “Sarà un esempio di rinnovo con valore aggiunto. L’estensione orizzontale permetterà di definire una nuova testa in grado di accogliere collegamenti verticali e funzionalità utili alla famiglia. Un gesto semplice che consente di ridefinire la situazione di preesistenza proiettandola nella sua seconda vita”.

Sì, lui parla da architetto, io posso solo dire che ora mi sento ancor meglio inserita nel contesto, resto protetta e integrata con l’ambiente circostante: il verde, l’acqua. Mi sento come in una bolla che vive un tempo al di fuori di quello cronologico, ma dettato dal respiro di chi mi vive dentro.

Epilogo

Lo spirito degli avi

Forse è anche per questo sentirmi al di fuori del tempo scandito dal calendario, che Christian e Marta mi hanno dato il nome di Casa Rivola. Rivola è il cognome di Christian e i suoi antenati un tempo scesero da Robasacco e si insediarono a Cadenazzo, dando vita ad alcune attività di rilievo, ma per saperne di più dovete chiedere a Casa Giuliana. 

Per quanto mi riguarda, sento che Christian ha voluto certamente trasmettermi lo spirito dei suoi avi, ma soprattutto ha lasciato che respirassi il suo e quello dei suoi figli. E a me questo interessa: poter essere la migliore abitazione per i Rivola di oggi e di domani.

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